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SALUTE E NUTRIZIONE

Può l’obesità rimodellare il nostro senso del gusto?
L’obesità può alterare, a livello profondo, il nostro modo di percepire i gusti.
Ciò è quanto emerge da uno studio pubblicato su PLoS ONE da ricercatori dell’Università di Buffalo. Qui, in particolare, è stato messo in evidenza che topi in forte sovrappeso dimostrano compromessa la capacità di percepire il gusto dolce. In effetti, rispetto ai roditori magri, quelli “paffuti” presentavano una riduzione del numero delle cellule gustative rispondenti agli stimoli dolci.
Micobiota intestinale: gli effetti degli estrogeni e delle sostanze simil-estrogeniche (isoflavoni) apportabili con la dieta
I risultati di uno studio, promosso dalla Texas A & M University e la University of North Carolina School of Medicine, sugli effetti della dieta complessa e dei recettori ormonali degli estrogeni sul microbiota intestinale, è stato pubblicato su Applied and Environmental Microbiology. Ad oggi, la ricerca ha dimostrato che la promozione della crescita di alcuni microrganismi intestinali benefici può aiutare a migliorare la salute generale.
In questo studio, si è voluto verificare se i recettori nucleari di ormoni steroidei, in particolare i recettori beta per gli estrogeni, siano in grado di influenzare la composizione dei batteri intestinali.
Magnesio: un minerale spesso trascurato
Magnesio: un minerale di cui troppo poco spesso si sente parlare quando pensiamo alla nostra salute! Un recente studio ha messo in evidenza come il Magnesio giochi un ruolo chiave in numerosi processi cellulari essenziali, quali il metabolismo intermedio, la replicazione e riparazione del DNA (ioni magnesio mantengono la stabilità genomica e la fedeltà), il trasporto di ioni potassio e calcio, la proliferazione cellulare insieme alla trasduzione del segnale.
Mandorle e non solo…i veri alleati della salute
I ricercatori hanno sdoganato le mandorle (e non solo): 30 g al giorno di mandorle – non zuccherate né salate – aiutano nella prevenzione di numerose malattie abbassando del 20% la mortalità per qualsiasi causa di morte. Ma c’è di più … non solo le mandorle ma anche arachidi, noci e altra frutta oleaginosa (detta anche a guscio) sono responsabili di tale effetto positivo sulla salute. Ben diverso è invece l’effetto della frutta secca quale albicocche o fette di mela o fette di banana ne tanto meno datteri, uvetta sultanina, fichi secchi.
Il ricorso a diete iperlipidiche durante la pubertà aumenta il rischio di sviluppo di tumori al seno nelle donne adulte
Nuove ricerche dimostrano che l’adozione di diete iperlipidiche all’inizio della pubertà, aumenta il rischio di contrarre un tumore al seno in giovane età. Questo è quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori della Michigan State University e pubblicato sulla rivista online Breast Cancer Research.
Il consumo di frutta secca allunga la vita
Dal più grande studio nel suo genere (condotto per ben 30 anni), emerge che le persone che consumano almeno una manciata di noci al giorno, hanno una mortalità inferiore del 20 per cento rispetto a quelle che non ne assumono affatto. Questo è quanto suggeriscono gli scienziati del Dana-Farber Cancer Institutedi Brigham e Women Hospital e della Harvard School of Public Health. Il loro rapporto, pubblicato sul New England Journal of Medicine, contiene un’ulteriore buona notizia: coloro che hanno mangiato regolarmente frutta secca (quali ad es. noci) sono risultati essere maggiormente in normopeso rispetto a coloro che non ne hanno mangiato, una constatazione, questa, che dovrebbe sfatare la preoccupazione diffusa secondo la quale mangiare le noci, o altra frutta di tale tipologia, porti al sovrappeso..
Un elevato consumo di proteine vegetali può allungare la vita delle persone affette da nefropatia cronica
Aumentare il consumo di proteine vegetali (legumi, tofu, seitan, muscolo di grano, ecc.) può essere di aiuto per migliorare la sopravvivenza delle persone che soffrono di malattie renali. È quanto afferma una nuova ricerca dell’American Society of Nephrology, i cui risultati sono stati presentati alla conferenza “Kidney Week, Atlainde”. Un elevato consumo di proteine vegetali può allungare la vita delle persone affette da nefropatia cronica.
Obesità: scoperto un nuovo meccanismo che incrementa l’appetito
Nonostante gli sforzi, molte persone affette da obesità continuano a consumare troppo cibo (iperfagia) rispetto alle loro riserve ed esigenze. Tuttavia in questi pazienti l’ormone della fame, la Grelina, è frequentemente ritrovato a livelli normali o, addirittura, ridotti. Il “Team Inserm 1073 dell’Università di Rouen”, ha appena spiegato il meccanismo che causa questa ” iperfagia paradossale”. Sembrerebbe che nei pazienti obesi vi siano degli specifici anticorpi che hanno una maggiore affinità con la Grelina, la quale comporta una estesa stimolazione dell’appetito. Questi risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications. Nonostante l’obesità colpisca oltre il 15 % degli adulti in Francia , i suoi meccanismi costitutivi non sono ancora del tutto spiegati. Normalmente, il controllo preciso del peso e dell’assunzione di cibo è coordinato da una parte specializzata del cervello ( l’ipotalamo).
La steatosi epatica non sembra direttamente collegata al tipo di zucchero assunto
Nonostante le attuali convinzioni, l’assunzione del tipo di zucchero (e di conseguenza la sola scelta di carboidrati a basso indice glicemico) non sembra direttamente associata alla steatosi epatica non alcolica. Ciò è quanto emerge da un nuovo studio pubblicato in Gastroenterology, la rivista ufficiale della American Gastroenterological Association. Piuttosto, sono le diete ad alto contenuto calorico che favoriscono la progressione di questa grave forma di malattia del fegato.
La sensibilità al frumento nei pazienti non celiaci è una condizione allergica?
I pazienti non celiaci con sensibilità al frumento (NCWS) ed altre forme di intolleranze alimentari a queste particolari tipologie di alimenti, manifestano caratteristiche cliniche, di laboratorio ed istologiche, che suggeriscono che questi soggetti potrebbero essere affetti da forme di allergia alimentare non IgE – mediata. Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato in The American Journal of Gastroenterology.
Tassazione sui “soft drinks”: valutazione dell’impatto sull’economia e sulla salute!
La crescente evidenza degli effetti negativi sulla salute, dovuta al consumo di bevande zuccherate, ha portato a programmare azioni d’urto per limitarne l’acquisto. Per attuare ciò esistono diverse opzioni: intensificare i controlli sulla commercializzazione di bevande zuccherate, imporre limiti sulle quantità commercializzate o aumentarne la tassazione sull’acquisto. Nel Regno Unito, è vietata la distribuzione di queste bevande nelle scuole e la loro pubblicità durante i programmi televisivi per bambini.
I broccoli congelati conservano le propietà anticancerogene?
I ricercatori dell’Università dell’Illinois hanno scoperto che i broccoli congelati perdono la capacità di produrre il sulforafano, la sostanza fitochimica in essi presente, in grado di contrastare il cancro. Per ovviare a tale inconveniente, lo studio ha mostrato un metodo che, l’industria alimentare, potrebbe utilizzare per conservare il benefico componente anche nelle verdure surgelate. La Dr.ssa Elizabeth Jeffery, professoressa di scienze nutrizionali presso l’Università dell’Illinois, Stati Uniti, ha detto: “Abbiamo scoperto una tecnica che le aziende potrebbero utilizzare per rendere i broccoli surgelati nutrienti quanto i freschi. Una scoperta importante, dal momento che molte persone scelgono le verdure surgelate”.
Caffè verde e diabete di tipo 2
Già da qualche tempo i ricercatori ne avevano parlato al 245th National Meeting and Exposition of the American Chemical Society (ACS) a New Orleans, ora i risultati sono stati ufficializzati da una recente pubblicazione su Diabetes. Lo studio ha evidenziato che l’estratto di caffè verde, cioè non tostato, può agire come antiossidante capace di controllare i livelli degli zuccheri nel sangue, controllare il peso corporeo e dunque si è rivelato essere utile per il trattamento e prevenzione del diabete di tipo 2.
Sindrome post-vacanziera: l’alimentazione aiuta!
La semFYC (Sociedad Española de Medicina de Familia y Comunitaria) ha pubblicato in rete un documento rivolto ai medici di famiglia, con le informazioni su come aiutare i pazienti affetti da “sindrome post-vacanziera”. Tra le raccomandazioni della Sindrome post vacanziera si menziona l’importanza di recuperare una dieta equilibrata, in cui non manchino alimenti come frutta, verdura ed insalate. Le vitamine del gruppo B ed alcuni oligoelementi, come ad esempio il magnesio e lo zinco, sono molto importanti per migliorare il benessere fisico e psicologico. Anche se non ci sono alimenti “cura tutto”, controllare l’alimentazione soprattutto nei momenti di malessere fisico e psichico, è vitale. Questo richiede la scelta dei cibi giusti all’interno di ogni gruppo per facilitare il ri-equilibrio del sistema nervoso centrale -centro regolatore delle emozioni-. Un passo essenziale è quello di ottenere un buon controllo della glicemia, evitando eccessive fluttuazioni, ed in questo aspetto la scelta del cibo è fondamentale. In questo periodo è anche importante una buona nutrizione degli organi depurativi (fegato, reni), al fine di eliminare scorie e tossine, che risulta essere poi basilare per migliorare l’umore ed il benessere generale.
Riso rosso fermentato per ridurre il colesterolo
Secondo un nuovo studio italiano, una dose giornaliera di riso rosso fermentato sarebbe in grado di ridurre gli elevati livelli di colesterolo, oltre a ridurre un marker importante d’infiammazione. Il riso rosso fermentato è ottenuto dalla fermentazione del comune riso da cucina (Oryza sativa), ad opera di un particolare lievito, chiamato Monascus purpureus o lievito rosso.
Un motivo in più per fare colazione ogni mattina
Le “Dietary Guidelines” per gli Americani (2010) raccomandano la prima colazione ai bambini, ma non fanno menzione degli adulti. Tra gli adulti, saltare i pasti è associato con eccesso di peso corporeo, ipertensione arteriosa, insulino-resistenza ed elevate concentrazioni di lipidi plasmatici a digiuno. Tuttavia, rimane sconosciuto se specifiche abitudini alimentari, indipendentemente dalla composizione dietetica, influenzino il rischio di malattia coronarica (CHD).
Dieta e Telomeri
E’ stata recentemente pubblicata su Lancet Oncology la ricerca condotta presso l’Università della California, dal nutrizionista D. Ornish in collaborazione con il premio Nobel per la medicina 2009 la dottoressa E. Blackburn. Lo studio è stato condotto su un gruppo di uomini affetti da neoplasia prostatica e l’attenzione è stata posta sui telomeri o meglio sulla loro lunghezza. I telomeri sono la regione terminale del cromosoma composta da sequenza ripetute di DNA la cui funzione principale è quella di proteggere le terminazioni dei cromosomi e proteggere dall’invecchiamento e dal cancro. Sappiamo inoltre che la loro lunghezza è collegata alla longevità ed all’incidenza di patologie cronico-degenerative o del benessere, quali tumori e patologie cardiovascolari.
Vitamina B17: terapia anti-tumorale?
La vitamina B17 torna a far parlare di se e soprattutto in relazione al cancro, dunque conosciamola meglio! Non è certo una fantasticheria di un impunito biochimico alla ricerca di gloria, quanto piuttosto un glicoside (D-mandelonitrile-β-D-gentiobioside) cianogenico conosciuto già da tempo, capace di liberare acido cianidrico. L’amigdalina, altro identificativo della stessa vitamina, è tornata a far parlare di se per la sua stretta relazione con il cancro.
Consumare frutta intera può ridurre il rischio di diabete…ma niente succhi di frutta!
Un maggiore consumo di frutta intera può aiutare a ridurre il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, ed al contrario, un maggiore consumo di succhi di frutta può essere collegato ad un rischio più elevato. Ciò è quanto afferma una nuova ricerca pubblicata sul British Medical Journal, che ha utilizzato i dati provenienti da tre studi prospettici di grandi dimensioni per determinare se i succhi di frutta siano associati al rischio di diabete di tipo 2. Questo studio è stato il primo ad indagare in che modo i succhi di frutta potrebbero influenzare il rischio di diabete.
Effetti anti-diabetici dei polifenoli dell’uva
L’attuale interesse per gli effetti anti-diabetici di composti polifenolici contenuti in frutta e verdura, unito all’interesse per il loro utilizzo nella formulazione di alimenti funzionali da parte delle industrie alimentari, potrebbe giovarsi dei risultati recentemente pubblicati sulla rivista Diabetes Care. Lo studio in questione, “Effetti anti-diabetici dei polifenoli dell’uva”, ha valutato l’efficacia clinica dell’assunzione di polifenoli contenuti nell’uva e la loro capacità di contrastare alcune alterazioni metaboliche causate da una dieta ad alto contenuto di fruttosio (stress ossidativo ed insulino-resistenza), in volontari sani ad alto rischio metabolico. A tal fine sono stati selezionati 38 individui sani in sovrappeso od obesi e parenti di primo grado di pazienti diabetici di tipo II (18 uomini e 20 donne). I soggetti sono stati randomicamente suddivisi in due gruppi: uno sottoposto all’assunzione giornaliera di un estratto di polifenoli dell’uva (2 g al dì), l’altro sottoposto all’assunzione di placebo. I soggetti sono stati esaminati al tempo basale e dopo 8 e 9 settimane di supplementazione, e negli ultimi sei giorni di intervenzione ad entrambi i gruppi sono stati somministrati 3 g di fruttosio per Kg di massa magra al giorno.
Carotenoidi e cancro al seno
I carotenoidi potrebbero giocare un ruolo importante nella riduzione di rischio di cancro al seno. La maggior parte degli studi focalizzati sulla relazione tra livelli plasmatici di carotenoidi e cancro al seno, hanno infatti trovato una associazione inversa, ma il carotenoide responsabile dell’associazione varia da studio a studio.
Un gruppo di ricercatori del Brigham & Women’s Hospital and Harvard Medical School (Boston) ha recentemente condotto un’analisi aggregata che ha raccolto più dell’80% dei dati mondiali pubblicati sulla relazione tra carotenoidi serici o plasmatici e cancro al seno, provenienti da 8 studi prospettici con un totale di 3.055 casi e 3956 soggetti di controllo.
Individuati cinque biomarcatori epigenetici per il trattamento dell’obesità
Il nuovo studio pubblicato sul the FASEB Journal, ha individuato cinque biomarcatori epigenetici, i quali sono stati associati alla migliore risposta al programma per la perdita di peso EVASYON, programma di dieci settimane al quale hanno partecipato gli adolescenti spagnoli.
Ipertensione: 2 novità
Una nuova relazione emerge da un recente studio presentato e discusso alla Conferenza annuale della European Society of Human Genetics tenuta a Parigi: “Carenza di vitamina D ed ipertensione”. Le informazioni raccolte dal Dott. Karani e dal suo gruppo di ricercatori dell’Intitute of Child Health, grazie all’analisi di 35 studi che hanno visto il coinvolgimento di 155.000 soggetti, hanno evidenziato che chi ha alte concentrazioni ematiche di 25-idrossivitamina D ha una bassa pressione sanguigna ed un ridotto rischio di sviluppare ipertensione.
Il management della gotta
Sono state pubblicate sulla rivista ufficiale della Società Italiana di Reumatologia (SIR) le raccomandazioni per il management della gotta. La gotta è l’artrite più comune negli adulti. Nonostante la disponibilità di varie opzioni terapeutiche, la gestione dei pazienti con gotta non è ancora ottimale. La SIR ha aggiornato e adattato al contesto nazionale le raccomandazioni EULAR 2006 per la gestione della gotta, con il fine di diffonderle e migliorare la gestione di questi pazienti.
Una pianta allunga quasi di un quarto la vita dei moscerini
Una nuova ricerca americana effettuata sui moscerini della frutta, ha visto che il consumo di un estratto di una pianta perenne dai fiori gialli può aumentare la durata della vita di quasi il 25%. Dallo studio sono emerse proprietà estremamente benefiche per le sostanze presenti in questa pianta di montagna, la Rhodiola Rosea (o Pinocchina Rosa), anche conosciuta come Radice d’Oro e tradizionalmente utilizzata per alleviare lo stress.
Una lattina di bevanda analcolica zuccherata al giorno…aumenta il rischio di Diabete
Un nuovo studio appena pubblicato sulla rivista Diabetologia, il giornale dell’Associazione Europea di Studi sul Diabete, suggerisce che bere uno o più “soft drink” zuccherati da 330 ml al giorno, può aumentare del 22% il rischio di sviluppare Diabete di tipo II. Dato che la maggior parte delle ricerche in questo ambito sono state condotte sulla popolazione del Nord America, gli autori della sperimentazione volevano verificare se ci fosse un legame tra bevande zuccherine e Diabete anche in Europa.
Pomodori contro l’Ictus secondo uno studio “Made in Finland”
Secondo uno studio frutto della collaborazione dell’Institute of Public Health and Clinical Nutrition con altri centri di ricerca finlandesi, il consumo di pomodori, ingrediente centrale della dieta mediterranea, ridurrebbe di oltre la metà la probabilità di avere un ictus. L’effetto protettivo sarebbe maggiore nei confronti della forma ischemica, ben più comune di quella emorragica, per la quale la riduzione del rischio sfiora il 60%. E’ una diminuzione importante, considerata la frequenza dell’ictus, patologia che, in Italia, è la seconda causa di morte e la prima di disabilità.
Le cifre, pubblicate sulla rivista scientifica Neurology, provengono da uno studio finlandese avviato agli inizi degli anni ’90, che ha coinvolto circa un migliaio di soggetti di sesso maschile di età compresa tra i 46 ed i 65 anni. A distanza di 12 anni, in 67 erano stati colpiti da ictus, ma quasi mai l’evento aveva coinvolto coloro che avevano nel sangue concentrazioni elevate di licopene, sostanza derivante dalla dieta e presente in quantità importante nei pomodori.
Pesce azzurro o supplementi?
Il Dott. Chowdhury dell’Università di Cambridge ed il Prof. Oscar Franco dell’Erasmus MC di Rotterdam, hanno preso in esame i dati ottenuti da ben 38 studi che hanno visto il coinvolgimento di 794.000 volontari in Europa, Nord America ed Asia-Pacifico. I risultati ottenuti hanno evidenziato che mangiare pesce almeno 2 volte alla settimana può contribuire a ridurre il rischio di stroke, mentre l’assunzione di integratori a base di olio di pesce non ha uguale beneficio per la salute.
Anche un solo pasto a base di “cibo spazzatura” danneggia le arterie!
Al recente Canadian Cardiovascular Congress, i ricercatori dell’Università di Montreal hanno presentato un lavoro volto ad approfondire gli effetti della dieta sulla salute arteriosa. Dai risultati presentati emergerebbe che anche un unico pasto a base di “cibo spazzatura” (composto principalmente da grassi saturi), risulta essere impattante per la salute delle arterie, mentre la stessa cosa non avviene quando si assumono cibi secondo i dettami della Dieta Mediterranea (ricchi in grassi polinsaturi). In più, la Dieta mediterranea potrebbe avere un effetto sulle arterie, persino positivo.
Ictus: pesci grassi si o no?
Per fare un po’ di chiarezza su questo argomento, uno studio pubblicato sul British Medical Journal Online afferma che mangiare almeno due porzioni di pesce grasso alla settimana è moderatamente, ma significativamente, associato ad un ridotto rischio di ictus. Nonostante ciò l’assunzione di integratori di olio di pesce non sembra avere gli stessi effetti. Il consumo regolare di pesce contenente acidi grassi a lunga catena del tipo Omega 3 è stato da tempo associato ad un ridotto rischio di malattia coronarica, e le attuali linee guida consigliano di mangiarne almeno due porzioni alla settimana, preferibilmente pesci grassi come lo sgombro e le sardine. Ma prove a sostegno di un vantaggio analogo per l’ictus erano ad oggi contrastanti.
Monk fruit ed Agave
L’industria alimentare sembra essere sempre alla ricerca di nuovi dolcificanti allo scopo di ridurre gli effetti negativi sulla salute dell’uomo. Ora, dopo la Stevia, si parla di Monk fruit ed Agave. Il tema dei dolcificanti è quanto mai attuale, soprattutto per quelli non calorici, poiché il loro gradevole gusto ed il loro elevato potere dolcificante (in media 200-300 volte in più del saccarosio) ne fanno strumenti eccellenti per garantire palatabilità senza un significativo apporto calorico. La ricerca scientifica deve comunque ancora analizzare in dettaglio la reale utilità. Di contro sul piano normativo sono considerati additivi alimentari e sono sottoposti a stringenti regole di valutazione della loro sicurezza.
Mangiare lentamente evita gli eccessi
Questo è il monito che gli scienziati lanciano in seguito ai risultati di uno studio pubblicato sul Journal Academy of Nutrition and Dietetics, che ha messo in evidenza l’importanza di masticare lentamente. Sempre più spesso capita di consumare i pasti principali (colazione, pranzo e cena) velocemente in meno di 20 minuti, poiché i ritmi frenetici delle nostre giornate ce li impongono. Gli effetti sono sicuramente negativi: si perde il controllo della qualità di ciò che stiamo mangiando e della quantità, così da non riuscire ad evitare gli eccessi. Inoltre, anche la sazietà ne è influenzata negativamente e di conseguenza la digestione e l’assorbimento.
Asma, ricongiuntiviti ed eczema: colpevole il Junk Food?
Non solo obesità e rischio cardiovascolare. Dai risultati di uno studio recentemente pubblicato su Thorax, rivista internazionale di medicina respiratoria, si amplia infatti il ventaglio delle preoccupanti conseguenze del consumo regolare di cibo spazzatura. Esso infatti potrebbe essere tra le cause di un’aumentata probabilità di sviluppare asma, ricongiunti viti ed eczema in giovane età. I dati provengono da uno studio condotto da scienziati neozelandesi dell’Università di Auckland, all’interno dell’International Study of Asthma and Allergies in Childhood (ISAAC) Phase Three. L’indagine ha coinvolto 181.000 bambini tra i 6 ed i 7 anni e 319.000 adolescenti tra i 13 ed i 14 anni, reclutati da 50 Paesi diversi, che sono stati sottoposti a questionari sulle proprie abitudini alimentari degli ultimi 12 mesi.
Prodotti vegetali ed ottimismo
Un maggior consumo di prodotti vegetali è in relazione con una visione più ottimistica della vita. Questa è la conclusione alla quale sono giunti i ricercatori che hanno condotto uno studio su circa 1000 americani, uomini e donne di età compresa tra i 25 ed i 74 anni. Il lavoro è stato pubblicato su Psychosomatic Medicine.
La prevenzione della carie dentale inizia nel grembo materno
La patologia cariosa è una malattia infettiva di carattere cronico-degenerativo trasmissibile, che interessa i tessuti duri dentali e che porta alla distruzione degli stessi, rappresentando ancora oggi una delle patologie più diffuse nella popolazione generale ed in età pediatrica. Il problema carie nei bambini italiani ha una prevalenza di circa il 22% di patologia a 4 anni e di circa il 44% a 12 anni. Le carie possono causare dolore e disagio e ridurre l’assunzione di cibo, pregiudicando la qualità di vita dei bambini.
Consumare Gazpacho per contrastare l’ipertensione
Il Gazpacho è una deliziosa e famosa zuppa fredda spagnola a base di verdure crude, molto consumata nelle regioni del Sud della Spagna, come l’Andalusia, soprattutto durante l’estate. Gli ingredienti principali sono tradizionalmente pomodori, peperoni, cipolla, cetrioli, aglio ed olio di oliva. Il consumo regolare di Gazpacho freddo può aiutare a combattere la pressione alta ed il rischio di malattie cardiovascolari.
Fondi caffè: importante fonti di antiossidanti
I fondi dei caffè sono impiegati in molti modi allo scopo di recuperare una interessante fonte di sostanze organiche e minerali. Estremamente diffuso è, ad esempio, il loro utilizzo come concime organico per la cura delle piante, come repellente per insetti od altri impieghi senza particolari pretese.
Un boom senza precedenti di allergie alimentari: i bambini i soggetti più a rischio
Allarmante i dati emersi durante l’ultimo congresso della European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI), tenutosi a Ginevra, in cui sono stati delineati i contorni delle allergie alimentari in Europa. In breve, siamo di fronte ad una vera e propria epidemia di allergie alimentari, che ha visto raddoppiare i pazienti allergici negli ultimi dieci anni e, di conseguenza, crescere di sette volte gli accessi in ospedale per reazioni allergiche potenzialmente fatali come l’anaflassi.
Dalle crucifere un aiuto contro la leucemia linfoblastica acuta
Le verdure crucifere sarebbero in grado di combattere questa particolare e grave forma di leucemia, la leucemia linfoblastica acuta (LLA), che colpisce soprattutto giovani e bambini e, pur avendo un tasso piuttosto alto di guarigione (80% dei pazienti colpiti), presenta casi in cui il trattamento farmacologico non produce effetti, tanto che è continua la ricerca di nuovi e più efficaci trattamenti terapeutici, soprattutto per quei pazienti che non rispondono alle cure tradizionali.
La prevenzione dell’obesità infantile deve iniziare in famiglia
I genitori possono incoraggiare abitudini salutari nei loro bambini nel corso della loro vita, proponendo varietà di cibi salutari a casa, limitando i cibi spazzatura e le bevande “zuccherine”, ed essendo loro stessi modello per un’alimentazione salutare.
Un flavonoide potrebbe impedire le complicanze del diabete di tipo 1 e di tipo 2
Un flavonoide non molto comune della famiglia dei flavoni, la fisetina, è abbondante nelle fragole e presente anche in altri frutti ed ortaggi. Dopo aver studiato il composto in laboratorio, un team di ricercatori del Salk Institute for Biological Studies, in California, ha ipotizzato che l’azione della fisetina potrebbe rguardare più organi ed avere un effetto protettivo contro le complicanze del diabete.
Il consumo di caffè potrebbe ridurre il rischio di cancro della pelle
Secondo una nuova ricerca, il consumo di caffè può essere associato ad una riduzione del rischio della forma più comune di cancro della pelle. Lo Studio, pubblicato su Cancer Research, suggerisce che bere un maggior numero di tazze di caffè potrebbe ridurre il rischio di sviluppare il carcinoma a cellule basali, la forma più comune di cancro della pelle.
Diete ad alto e basso contenuto proteico: quali gli effetti sulla salute?
Le linee guide internazionali consigliano l’adozione di diete sane bilanciate, dove la maggior parte dell’energia deve essere fornita dai carboidrati, mentre i grassi e, soprattutto le proteine, devono rappresentare fonti progressivamente inferiori. Nonostante ciò, vi è stato sempre uno scambio di opinioni, a volte serrato, riguardo a quale fosse il bilanciamento ideale della dieta, specie nelle quantità di proteine assunte, affinché fosse garantito il miglior stato di salute possibile.
Obesità infantile: i fitoestrogeni possono aiutare i maschietti a contrastarla ma non le femminucce!
Sembra un controsenso ma è così: i fitoestrogeni sembrerebbero ridurre il rischio di obesità nei bimbi ma non nelle bimbe. Ciò è quanto emerge da uno studio condotto su un campione di bambini spagnoli e pubblicato nella rivista scientifica European Journal of Clinical Nutrition. I ricercatori hanno focalizzato la loro attenzione sull’assunzione di una particolare tipologia di fitoestrogeni, i Lignani, e le loro relazioni con il rischio obesità.
Identificato un nuovo potenziale bersaglio per il trattamento del diabete e l’obesità
Alcuni ricercatori della Washington University School of Medicine in St.Louis hanno scoperto che quando una particolare “proteina target” chiamata PexRAP è disattivata, gli animali diventano più sensibili all’insulina e tendono ad ingrassare di meno anche assumendo una dieta particolarmente grassa. La ricerca che ha portato a questa nuova scoperta è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell Metabolism.
Il sesamo: un aiuto per la salute
Il sesamo (Sesamum Inducum), pianta oleaginosa erbacea originaria dell’India e dell’Africa, grazie alle sue peculiarità nutrizionali, ha destato recentemente interesse presso la comunità dei nutrizionisti. E’ un brillante esempio di biodiversità, e le numerose specie producono semi di diversi colori, dal nero al marrone, al giallo, al blu scuro. E’ privo di glutine pertanto è un’ottima alternativa ai cereali.
La vitamina K può ridurre il rischio di diabete
Un aumento nell’assunzione di vit.K1 può ridurre il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 nelle persone anziane che presentano un alto rischio di soffrire malattie cardiovascolari. E’ quanto afferma un nuovo studio spagnolo pubblicato nel Journal of Clinical Nutrition, i cui risultati hanno mostrato che per ogni aumento di 100 microgrammi di vitamina K1 assunti giornalmente con l’alimentazione, il rischio di sviluppare diabete diminuiva del 17%. La vitamina K si trova sia negli alimenti vegetali che in quelli animali ed in più viene sintetizzata dai batteri intestinali. Tra i vegetali, i più ricchi sono quelli a foglia verdi. Ci sono due forme principali di vitamina K: il filochinone, noto anche come fitonadione (vitamina K1), che si trova in verdure a foglia verde come lattuga, broccoli e spinaci, e rappresenta circa il 90% della vitamina K in una tipica dieta occidentale ed i menachinoni (vitamine K2), che rappresentano circa il 10%, e possono essere anche sintetizzati dalla microflora intestinale.
Consumo di uova e aterosclerosi
Il consumo di tuorli d’uovo è dannoso, in rapporto all’aterosclerosi, quasi quanto il fumo. Una ricerca pubblicata di recente, condotta dal Dott. David Spence della Western University, Canada, dimostra che mangiare rossi d’uovo accelera l’aterosclerosi in modo simile al fumare sigarette. Con un’indagine rivolta a più di 1200 pazienti, il Dott. Spence ha scoperto che il consumo regolare di tuorli provoca un danno pari a circa 2/3 rispetto a quello provocato dal fumo di sigaretta, per quanto riguarda l’accumularsi della placca carotidea, un fattore di rischio per ictus ed attacchi cardiaci. La ricerca è stata pubblicata nella rivista “Atherosclerosis”, nel volume di Ottobre 2012.
Scoperti alcuni meccanismi biologici d’azione dello Zinco
Un nuovo studio, pubblicato sul Journal of Nutritional Biochemstry, ha descritto per la prima volta un meccanismo biologico attraverso il quale si manifesta, con l’avanzare degli anni, una carenza di Zinco in grado di indurre una riduzione della funzionalità del sistema immunitario, un incremento di stati infiammatori cronici sistemici ed un aumento di molti problemi di salute quali: tumori, malattie cardiache, patologie autoimmuni e diabete, La ricerca è stata effettuata da ricercatori del Linus Pauling Institute della Oregon State University e del OSU College of Public Health and Human Sciences.
Informazioni dietetiche dal Paleolitico
Un frammento di cranio rinvenuto dagli antropologi in Tanzania mostra che i nostri antenati mangiavano carne da almeno 1,5 milioni di anni, gettando nuova luce sull’evoluzione della fisiologia umana e lo sviluppo del cervello. Il consumo di carne è sempre stato considerato una delle cose che ci ha fatto diventare umani come noi intendiamo oggi questo termine, con le proteine che hanno contribuito alla crescita del nostro cervello. Il lavoro pubblicato dal Prof. Musiba della University of Colorado Denver, mostra che 1,5 milioni di anni fa non eravamo carnivori opportunisti, bensì eravamo attivamente impegnati nella caccia allo scopo di mangiare carne.
Riso ed Arsenico: associazione pericolosa
Nel riso è stata riscontrata un’elevata percentuale di arsenico. Sembra una strana quanto pericolosa/bizzarra associazione ed invece è una affermazione reale. A farla è stata l’associazione americana di consumatori Consumer Reports. Nel riso, uno degli alimenti più comuni e consumati nel mondo, è stato trovato un accumulo elevato di arsenico, in particolare della forma inorganica, quella cancerogena. La principale causa sembra essere l’acqua nella quale viene coltivato il cereale. Infatti, le contaminazioni più gravi derivano proprio da falde acquifere inquinate.
Alimentazione e Sport
Un recente studio pubblicato su The Journal of Pediatrics ha evidenziato la relazione tra stato nutrizionale/abitudini alimentari ed attività fisica in ragazzi di età compresa tra 6 e 14 anni. I risultati sono poco confortanti, in quanto il 20.1% dei ragazzi ha un Indice di Massa Corporea che indica sovrappeso; il 22,8% ha un’alta percentuale di massa grassa e circa l’80,3% non pratica attività fisica. Questi dati sono associati ad un inadeguato stato nutrizionale e ad abitudini alimentari scorrette. Non molto dissimile è la situazione dei ragazzi italiani, come è evidenziato dall’analisi pubblicata su International Journal of Pediatric Obesity. Anche in questo caso il 21,2% dei ragazzi è in sovrappeso e le loro abitudini alimentari risultano inadeguate.
Broccoli e Cavoli contro il cancro al seno
Un maggiore consumo di verdure crucifere, come i broccoli ed i cavoli, può riurre del 15% il rischio di cancro al seno. E’ quanto suggerito da una nuova meta-analisi proveniente dalla Cina. Gli scienziati della Zhejiang University hanno riportato che gli effetti protettivi delle verdure crucifere, molto probabilmente erano dovuti ai glucosinolati in esse contenuti. Il corpo umano converte i glucosinolati in composti isotiocianati ed indolo-3-carbinolo, entrambi composti anti-cancro. Le crucifere sono un’importante famiglia di ortaggi e verdure: broccoli, cavoli, cavolfiori, rape, cavolini di Bruxelles, rucola, ravanello, etc.